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DUE PAROLE CON PADRE GIOVANNI... - AVVENTO 2005 




Giovedì 1 dicembre 2005


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Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è simile ad un unomo che ha costruito la sua casa sulla roccia... (Mt 7,21-27)

E non facciamo gli orgogliosi: Dio non affida nulla al caso; le pulsazioni della nostra vita sono sconfinate, perché Egli le ha volute tutte. Ci afferrano dall’attimo del risveglio. Il trillo del telefono. La chiave che gira male nella toppa. L’autobus che non arriva, che è zeppo, o che se ne va senza aspettarci. Il nostro vicino di sedile che occupa tutto il posto o il vetro che vibra fino a stordirci.

E’ ancora, l’ingranaggio della giornata: una pratica che ne richiama un’altra, un certo lavoro che non abbiamo scelto. E’ il tempo con le sue variazioni raffinate perché assolutamente pure da ogni volontà umana. E’ l’avere freddo o l’avere caldo, l’emicrania o il mal di denti. La gente che si incontra. Le conversazioni che i nostri interlocutori scelgono. Il signore maleducato che ci urta sul marciapiede. Le persone che hanno voglia di perdere tempo e che ci acchiappano.

L’obbedienza, per noi gente della strada, è piegarci alle manie della nostra epoca quando sono senza malizia. E’ avere i vestiti di tutti, le abitudini di tutti, il linguaggio di tutti.

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