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DUE PAROLE CON PADRE GIOVANNI... - AVVENTO 2005 




Martedì 6 dicembre 2005


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Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli   (Mt 18,12-14)

E’ strano essere qui, davanti a voi, che per undici anni siete stati i miei compagni di cammino a leggere la mia lettera della partenza. Già partenza, la scelta di fronte ad un bivio, scegliere su quale strada voglio giocare la mia vita. Sopravvivere nella quotidianità, imprigionato dalle molte cose che cerchiamo per sfuggire al nostro senso di incompletezza, oppure, rischiare, giocarsi fino in fondo, affidare la mia vita a Dio, accogliere quello che è il suo progetto per la mia vita.

                A inizio anno pensavo che i giochi fossero fatti, pensavo di aver trovato la mia strada, ma piano piano grazie al clan e al servizio in riparto sono riuscito a sentire la voce di un amico che per molti anni non ho considerato e allora ho voluto affidarmi. Voglio accogliere il progetto che ha su di me, voglio fare della mia vita una splendida avventura, un’avventura rivolta agli altri, voglio vivere la mia vita da servo. Già, essere servo, cosa significa questo? Me lo sono chiesto spesso, come pure mi sono chiesto se chiedere la partenza. Cosa ha un servo di diverso dagli altri uomini? Non ha nulla, neppure la sua vita gli appartiene, essa è del suo padrone. Così dunque voglio vivere, avere una vita che non è più mia, ma appartiene a coloro che ho accanto.

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