La vera
tristezza non è quando la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro a
casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita.
E la
solitudine più nera la soffri non quando trovi il focolare spento, ma
quando non lo vuoi accendere più, neppure per un eventuale ospite di
passaggio. Quando pensi, insomma, che per te la musica è finita. E ormai i
giochi siano fatti.
E
nessuna anima viva verrà a bussare alla tua porta. E non ci saranno più
soprassalti di gioia per una buona notizia, né trasalimenti di stupore per
una improvvisata. E neppure fremiti di dolore per una tragedia umana:
tanto non ti resta più nessuno per il quale tu debba temere. La vita
allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai, come un nastro
magnetico che ha finito troppo presto una canzone, e si srotola
interminabile, senza dire più nulla, verso il suo ultimo
stacco.
Attendere ,ovvero, sperimentare il gusto di vivere! Hanno
detto che la santità di una persona si misura con lo spessore delle sue
attese. …. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici perciò ministri
dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine
dell’Avvento, ci sorprenda con la lampada in
mano!