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DUE PAROLE CON PADRE GIOVANNI... - AVVENTO 2005 




Martedì 29 novembre 2005


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Io ti rendo lode Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti, e le hai rivelate ai piccoli... (Lc 10,21-24)

A noi, gente della strada, sembra che la solitudine non sia l’assenza del mondo ma la presenza di Dio. E’ l’incontrarlo dovunque che fa la nostra solitudine. Essere veramente soli è, per noi, partecipare alla solitudine di Dio. Egli è così grande che non lascia posto a nessun altro, se non in Lui. Il mondo intero è come un faccia a faccia con lui dal quale non possiamo evadere. Incontro della sua causalità viva dove le strade si intersecano accese di movimento. Incontro con la sua orma sulla terra.

Incontro della sua Provvidenza nelle leggi scientifiche. Incontro del Cristo in tutti questi “piccoli che sono suoi”: quelli che soffrono nel corpo, quelli che sono presi dal tedio, quelli che si preoccupano, quelli che mancano di qualcosa. Incontro con il Cristo respinto, nel peccato dai mille volti.

Come avremmo cuore di deriderli e di odiarli, questi infiniti peccatori ai quali passiamo accanto? Solitudine di Dio nella carità fraterna: il Cristo che serve il Cristo; il Cristo in colui che serve, il Cristo in colui che è servito. L’apostolato come potrebbe essere per noi una dissipazione o uno strepito?

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