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Solenne Veglia Pasquale - Santa Pasqua
2006
C'è una notizia sconvolgente che risuona questa sera, una notizia sorprendente
che varca la soglia della nostra vita! Dopo che sull'altura del Golgota
quel tragico venerdì tutto era stato compiuto e la vicenda singolare dell'uomo
Gesù di Nazareth sembrava definitivamente conclusa; dopo che la compagnia dei discepoli,
svuotata e ammutolita, aveva trascorso - senza più voglia di credere, di fare qualcosa,
di vivere - la plumbea giornata del sabato, all'alba del terzo giorno si profila
una timida reazione alla sconvolgente catastrofe: un piccolo gruppo di donne
si recano al sepolcro di Gesù, "portando con sé gli aromi che avevano preparato"
(Lc 24,1). Il loro cuore è colmo di amore, ma vuoto di speranza.
La parola "morte" si pronuncia con un nodo in gola.
Anche se l'uomo durante tante generazioni si è in qualche modo assuefatto
alla realtà della morte e alla sua ineluttabilità, tuttavia essa è ogni volta
sconvolgente. La morte di Gesù era entrata profondamente nei cuori dei suoi più vicini,
nella coscienza di tutta Gerusalemme. Il silenzio sceso dopo di essa ha riempito
la sera del venerdì e tutta la giornata del sabato. In questo giorno nessuno
si era recato al luogo della sua sepoltura. Le tre donne, di cui parla
il Vangelo di oggi, ben ricordano la pietra
pesante con la quale era
stata chiusa l'entrata al sepolcro. Questa pietra, alla quale pensavano
e della quale parlavano andando al sepolcro, è il peso che aveva schiacciato
i loro cuori. La pietra che aveva separato il Morto dai viventi,
la pietra limite della vita, il peso della morte. Le donne,
che nel primo mattino del giorno dopo il sabato andranno al sepolcro,
non parleranno della morte, ma della pietra. Giunte sul posto, constateranno
che la pietra non sbarra più l'ingresso al sepolcro. È stata ribaltata.
Non troveranno Gesù nel sepolcro. L'hanno cercato invano! "Non è qui.
È risorto, come aveva detto" (Mt 28,6).
Imbalsamare Gesù! E' l'impresa che si ripresenta ogni qual volta,
di fronte al suo Corpo, anzi al "Cristo totale" che è la Chiesa si assume
l'atteggiamento di chi magari la rispetta a patto però che non si ritenga
più protagonista della storia e non inquieti più la falsa pace delle coscienze
sviate e rinunci ad annunciare ad ogni uomo la distinzione netta tra il bene e il male!
La pietra è stata rotolata via! Tutto è avvenuto nel silenzio e nell'oscurità della notte.
Proprio nella notte del dolore e della sofferenza avviene che l'avvenimento centrale
della storia è avvolto nel segreto di Dio che opera meraviglie nel profondo della
vita di ciascuno. La risurrezione, anche la risurrezione morale e spirituale,
comincia dal di dentro, nel modo di pensare, di amare, di comportarsi,
di valutare la realtà.
Cristo è risorto! Qui c'è il cuore della nostra fede; qui c'è il solco che segna l'unica vera
divisione tra gli uomini. Quelli che accolgono l'annuncio pasquale sanno
di non essere più prigionieri di un mondo piccolo e chiuso, oltre il quale
non c'è che l'abisso del nulla. E' stato aperto un varco dall'amore che è
più forte della morte: per questo varco ora anche noi abbiamo libero
accesso al Regno e alla casa del Padre, dove Gesù è salito a prepararci un posto.
Risorgere in Cristo e con Cristo è il nostro destino; e vuol dire migrare di là,
su una nuova terra dove più non si piange, sotto nuovi cieli dove finalmente
abiterà la giustizia.
Se Cristo è risorto, allora ogni nostra sofferenza è transitoria;
ciò che passa, alla fine è sempre breve; e, una volta passato, sembra irreale
come un sogno. Solo ciò che resta per sempre, ciò che è collocato nel mondo
dei risorti, è realtà autentica e piena, senza il turbamento che è inseparabile
da ogni cosa che finisce .La Pasqua è la certezza che il male alla fine è sconfitto.
Anche se fa molto rumore, anche se dissemina rovine, anche se può avere un
impressionante successo - che poi è il "successo di tre giorni",
come per il Signore crocifisso - non prevarrà. Sulla menzogna, sull'ingiustizia,
sull'odio, sull'oppressione del debole e dell'innocente, alla fine si affermerà
la verità, trionferà la vita, vincerà l'amore. Nemmeno su di noi, che pure
sembriamo obbligati a subire il suo oscuro dominio, la morte avrà l'ultima parola.
Risorgendo Cristo ha liberato i nostri giorni "dolorosi e brevi" dalla paura
dell'annientamento e dall'orrore della prospettiva che tutto, nella nostra esistenza,
alla fine sia un nulla.
Non vi sentite sconvolti da questo annuncio che varca secoli e spazi siderali?!
Non sentite tremare il cuore, la voce, la vita scoprendo in modo sorprendente
che siamo salvi! Non più alla deriva, ma salvati per grazia e amore di quel Dio
che "spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo"! La vita ha vinto!
Per questo posso gridare con tutte le forze che ho in corpo che "danzerò dopo
la mia morte!" E' un canto la notte di Pasqua, è un canto che sale dal cuore
della terra visitata e redenta dal Figlio dell'Altissimo!
Non cerchiamolo nella schiera dei fondatori di religione perché essi tutti
giacciono nella polvere, mentre lui - come proclama la parola di Dio -
è "il primo e l'ultimo e il Vivente". "Io ero morto - egli ci dice -
ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi"
(cfr. Ap 1,17-18). Non cerchiamolo tra i molti insigni maestri dell'umanità,
essi non hanno come lui sconfitto la grande Nemica. Non cerchiamolo
tra gli uomini grandi che hanno segnato di sé la storia umana: nessuno di loro è,
come lui, oggi veramente, realmente, fisicamente vivo.
" Non abbiate paura! Voi cercate Gesù nazareno, il crocifisso.
E' risorto, non è qui!" (Mc 16,6b). celebrare la Pasqua vuol dire ravvivare la Speranza,
l'umanità non può andare perduta.
La nostra personale risurrezione comincia da qui, da una pietra rotolata via
in un giardino a primavera, da un seme caduto in terra e morto per portare frutto,
da un vaso di aromi caduto e spezzato, da un alito leggero dello Spirito che questa
notte soffia nel profondo della nostra vita. E' una fiammella accesa nel buio,
è la storia dell'uomo che oggi tocca a noi portare avanti, è l'acqua fresca
della fonte di Dio, è il Pane del cammino e il Vino che disseta, è tutto ciò
che rende umana la vita che rende splendida anche la notte del dolore perché è
spezzata, per sempre, la tirannia della morte e ha vinto, "Enikkè!",
la Divina Potenza della Vita!
Buona Pasqua, di cuore. "Egli ha cambiato il mio pianto e la mia tristezza in danza,
proclamerò e canterò la mia vita in Lui"!
Amen+
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