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26) Lettera ai Capi - estate 2006
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logo 2 parole con p.G. DUE PAROLE CON PADRE GIOVANNI...  


Riprende il colloquio con  p. Giovanni"... alla vigilia dei campi estivi 2006, ecco la nuova Lettera ai Capi preparata da padre Giovanni, un'occasione di riflessione per i giovani educatori ma anche per tutti, genitori e altri frequentatori di questo sito. 
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Lettera ai Capi - Estate 2006


Gesù è risorto, Alleluja
Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò terrore?
Ascolta Signore la mia voce. Io grido : abbi pietà di me! Rispondimi!...
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi!
Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore!
(Salmo 26)




"Vivere da uomini..."


1. Carissimi amici e fratelli,
ci troviamo di fronte ad una grande sfida, forse come non mai siamo chiamati ad essere in prima linea, come uomini, come cristiani, come educatori. Siamo di fronte ad un momento particolarissimo della nostra civiltà: l'anestesia della vita stessa. Sì, anestesia nel senso che tutto ciò che sembra doverti obbligare a reagire viene etichettato ( nella migliore ipotesi) come inutile e dannoso, oppure viene messo da parte. "Se il dolore-gioia di una gravidanza si cancella con una pillola, quello del parto con un sedativo, quello di un anziano smarrito con altri strumenti che lo tolgano di mezzo, quello della costruzione di una identità sessuale con una "patente pubblica " di diversità e così via tutti gli altri, anche quelli che passano per la soppressione del debole e dell'indifeso, allora noi, quella libertà per la quale il nostro cuore si batte, l'abbiamo già persa! Così si drogano le identità per convincerle ad accucciarsi in posizioni di minor costo e minor valore, dunque più ricattabili."(C. Risè)

2. La sfida è davvero grande per chi cocciutamente vuole proporre un modo di vivere pieno di senso e di gioia, per chi ha fatto dell'educazione il sogno della propria vita. Grande perché accucciati lo siamo anche noi, quando viviamo le sfide del nostro tempo senza porci di fronte ad esse con un animo cristiano: l'affettività, la verità e non il "secondo me", la fedeltà nell'amore, nella fede, nel servizio. Certo è molto più comodo stare fermi e attendere che le cose cambino, in trincea del vivere tutto "intorno a me" come declamava una pubblicità televisiva. Ma ai nostri ragazzi (nostri non banalmente i "miei" ragazzi, nostri perché affidati non a singoli ma ad una comunità educante!) cosa proponiamo?

3. E' tempo di partire, di andare, di unire le forze per costruire un mondo nuovo fatto di uomini forti nel cuore, capaci di rischiare tutto per amore, sì, per amore. A questa mortifera freddezza si risponde con la passione per la vita. Col dono. La mia vita per la tua, anche perché non sono separabili, a meno di trasformare la vita in un inferno.
Dice il Signore al profeta Isaia "Chi manderò, chi andrà per me?" ed il profeta - pastore risponde "Eccomi, manda me!". Amico mio, cosa hai da perdere in questo gioco quando ti nascondi, quando le tue scelte sono mascherate dal "nulla" esistenziale, cioè da scelte segnate dalla comoda certezza che qualcun altro ci penserà? Quando non hai coraggio di vivere tu stesso a testa alta perché uomo, perché cristiano?

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4. Dice Benedetto XVI nella sua enciclica Deus Caritas Est : - La fonte della gioia cristiana è questa certezza di essere amati da Dio, amati personalmente dal nostro Creatore, da Colui che tiene nelle sue mani l'Universo intero e che ama ciascuno di noi e tutta la grande famiglia umana con un amore appassionato e fedele, un amore più grande delle nostre infedeltà e peccati, un amore che perdona.- Come possono i nostri ragazzi e i nostri giovani trovare in Lui questa gioia? Tocca a noi vivere e proporre esperienze concrete di fede, speranza e carità, mai banali, sempre attraverso la Chiesa che è comunità di Famiglia Felice, di Squadriglia e di Riparto, di Clan e, soprattutto di comunità capi. Questa è "una compagnia di amici davvero affidabile, vicina in tutti i momenti e le circostanze della vita, siano esse liete e gratificanti oppure ardue e oscure, una compagnia che non ci abbandonerà mai nemmeno nella morte, perché porta in sé la promessa dell'eternità." (Benedetto XVI ai giovani di Roma).

5. Prima sfida è quella dell'Amore. Vivere esperienze di amore e proporre esperienze di Amore. "Specialmente gli adolescenti e i giovani, che avvertono prepotentemente dentro di sé il richiamo dell'amore, hanno bisogno di essere liberati dal pregiudizio diffuso che il cristianesimo, con i suoi comandamenti e i suoi divieti, ponga troppi ostacoli alla gioia dell'amore, in particolare impedisca di gustare pienamente quella felicità che l'uomo e la donna trovano nel loro reciproco amore. In tutta l'opera educativa, non dobbiamo dunque, per paura o per imbarazzo, lasciare da parte la grande questione dell'amore: se lo facessimo presenteremmo un cristianesimo disincarnato, che non può interessare seriamente un giovane che si apre alla vita" (Benedetto XVI agli educatori di Roma).

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6. Mettiamoci allora in cammino, amici miei, come farò tra pochi giorni anche fisicamente, apriamo gli occhi alle esigenze vere e mai ripetitive dei nostri ragazzi, proponiamoci cammini personali veri e verificabili, così da non sentire mai più con grande tristezza al momento delle disponibilità un "no" chiuso e senza orizzonti! Le nostre attività estive risveglino il nostro cuore, risveglino il desiderio di incontrare e far incontrare il Signore!
E' Lui che porta novità, solo Lui che allieta anche i momenti più devastanti e tristi, solo Lui cambia i cuori. E' una gioia essere capi scout, una gioia per sé stessi perché mai fermi, perchè sempre alla ricerca dell'Amore che cambia la vita e per gli altri, come testimoni coraggiosi della Vita non lasciando che sporche e spoglie ideologie annullino i sogni legittimi di verità, di fedeltà, di pace, di amore, di felicità che vivono nei nostri cuori.
Troppe volte abbiamo chinato la testa, amici miei, senza dire nulla, ora è tempo in cui educare è profetico! Tempo in cui educare è parola abusata perché il nocciolo è "educare a che cosa o a chi".
La risposta è semplice educare a Cristo Gesù, proporre cammini che ci aiutino a incontrare la persona viva del Risorto.



Le mie mani sono solo due, insieme è bello e vero, la mia voce è solo una, con le vostre nasce un canto, il mio cuore batte al ritmo di quello di questi giovani, e il vostro?!

Con grandissimo affetto, stima e amicizia! - p. Giovanni+



se vuoi, puoi contattare via e-mail padre Giovanni Gallo
(p. Giovanni, dell'Oratorio di San Filippo di Biella, assistente degli scout di Biella, segue in particolare modo le attivita' a Bagneri, dove solitamente celebra la S. Messa domenicale)

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